L’armoniosa convivenza tra fede e scienza: Galileo Galilei


“Non credo alla Bibbia perché essa va contro la scienza”, è questa una delle principali obiezioni mosse alla credibilità delle Scritture. E se ti dicessi che questo problema se lo pose più di quattro secoli fa proprio il fondatore della scienza moderna? Proprio così, Galileo Galilei, colui che elaborò un metodo di ricerca destinato a modificare radicalmente la mentalità degli scienziati successivi, fu anche un convinto cristiano, sicuro dell’esistenza di Dio e dell’autorità della Bibbia. Non mise a tacere i propri dubbi, e lì dove trovava delle contraddizioni tra fede e scienza, cercava di approfondire con spirito critico. È ciò che dovremmo fare anche noi in qualità di uomini razionali. Dovremmo infatti sondare con cura i dubbi e le contraddizioni che si possono riscontrare nella vita di fede, senza essere superficiali, scettici o bigotti.
Il punto di partenza del pensiero cristiano di Galileo era la convinzione dell’autorità delle Scritture e della sua inerranza. Da acuto osservatore però capì che “sebbene la Scrittura non possa errare, “potrebbe nondimeno talvolta errare alcuno dei suoi interpreti ed espositori in vari modi” (Lettera a Benedetto Castelli 21 dicembre 1613). Galileo comprese che inerrante è la Bibbia ma non gli uomini nel leggerla e che, come accadeva spesso ai suoi tempi, si poteva tendere ad una mera lettura letterale, lì dove bisognava invece approfondire il contesto, il genere letterario, lo scopo dell’autore ecc. Dunque, Galileo comprese che, così come doveva esistere un metodo per la scienza, così era necessario un metodo d’interpretazione valido e attendibile per la lettura delle Scritture. In una lettera apologetica al frate Benedetto Castelli, cercò inoltre di dimostrare come sia La Scrittura che la natura provengono da Dio e perciò le due cose non possono contraddirsi. Lo scienziato aveva come punto fermo l’idea di base che la Bibbia non fosse un trattato di scienza, e dunque non è lì che bisognava trovare le risposte ai quesiti scientifici e cosmologici. Egli era convinto che, se talvolta sembrasse di rintracciare contraddizioni scientifiche nei passi della Bibbia, il motivo andrebbe rintracciato in una lettura e interpretazione poco attenta. A titolo esemplificativo egli prese un brano della Bibbia dal libro di Giosuè che per molti andava in contraddizione con la teoria eliocentrica appena scoperta. Ci si chiedeva come mai, se il sole si trovava al centro dell’universo ed era la terra a girare intorno ad essa, Giosuè durante la Battaglia di Gabaon, potè dire: “Sole, fermati su Gabaon, e tu luna, sulla valle d’Aialon”? Il testo prosegue affermando che effettivamente il sole si fermò. Il metodo di lettura che Galileo propose fu quello storicista, era infatti convinto, e lo siamo anche noi oggi, che la Bibbia, come qualsiasi altro testo vada interpretata nel suo contesto storico, e se esso è stato scritto più di duemila anni fa non ha senso aspettarsi che quegli scrittori fossero a conoscenza delle moderne teorie scientifiche. Il lettore attento, se vuole davvero essere scientifico, non dovrà solo fidarsi della scienza ma anche usare un metodo d’interpretazione scientifico per la Bibbia ed è ciò che fece Galileo. Se Giosuè a quel tempo era pienamente convinto che la terra si trovava al centro dell’universo e che a ruotare e fermarsi fosse il sole, la sua affermazione non dovrebbe stupire. Anzi, stupirebbe e ci farebbe dubitare dell’attendibilità storica della Bibbia, un’affermazione eliocentrica in bocca a Giosuè più di quattromila anni fa. Di certo è impossibile sapere cosa sia realmente avvenuto a livello scientifico in quel momento, ma ci sono diverse testimonianze storiche extrabibliche che confermerebbero in quel periodo un effettivo avvenimento straordinario che Giosuè cercò di spiegare a suo modo con le limitate conoscenze che aveva. Detto ciò, è chiaro che nella Bibbia molti episodi trascendono la scienza perché l’azione di Dio è anche e soprattutto soprannaturale, ossia sorpassa le leggi da noi conosciute della scienza, ciò non vuol dire che con essa si contraddice, perché solo Dio, Colui che la scienza l’ha creata, conosce effettivamente come ogni cosa funzioni davvero ed è a conoscenza di leggi scientifiche che verranno scoperte tra anni o secoli, o addirittura mai. Dunque, potremmo dire che trascendere la scienza non vuol dire contraddirla.
Ma la Chiesa cattolica dei tempi di Galileo non comprese i suoi sforzi nel cercare di ragionare con una mente razionale, e non accettò i tentativi di conciliazione tra scienza e fede. Fu per questo che venne accusato di eresia e dovette abiurare alle sue tesi eliocentriche per evitare la morte.
La fede non evita la razionalità né contraddice la scienza. La Bibbia stessa è intrisa di apologetica per difendersi dalle accuse di scarsa credibilità. In più modi gli apostoli Paolo, Pietro e altri cercarono di dimostrare la veridicità della vita di Gesù e l’attendibilità della sua resurrezione anche con ragionamenti razionali. Così ciascuno di noi è invitato a ricercare la verità, ciò che è davvero attendibile, evitando di muovere al cristianesimo accuse senza aver prima approfondito la fondatezza di queste ultime. Ed è questo ciò che la Bibbia ci esorta a fare quando elogia il comportamento dei Bereani che “ricevettero la Parola con ogni premura, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano così.” Atti 17:11