Hai letto il titolo di questo articolo, e ti sei chiesto se vale la pena leggerlo, se vale la pena spendere cinque minuti del tuo tempo per questo contenuto. Ormai è un meccanismo che fa parte della nostra mente, i social, i siti web, le piattaforme virtuali, ci costringono a tempi ristretti, a velocità estreme in cui si susseguono immagini e informazioni, scorriamo sui nostri telefoni video che durano sempre meno perché la nostra soglia di attenzione sta diminuendo. La tecnologia, oltre ai tanti benefici che ci dà, purtroppo sta minando alla nostra mente e al nostro pensiero. Cerchiamo contenuti per un appagamento istantaneo tra titoli che non ci comunicano niente. Velocità banalità e semplificazione descrivono bene le pagine che scorriamo quotidianamente. Facciamo sempre più fatica a rapportarci con cose complesse che richiedono analisi e ascolto, siamo incapaci di lentezza solitudine e noia. Ci costringiamo a riempire i vuoti delle nostre giornate con informazioni e stimoli che ci danno una falsa sensazione di pienezza. Insomma, ascoltare un discorso o un documentario che vadano oltre i 5 minuti, sembra ormai cosa per pochi, leggere un libro ci annoia perché ci chiede di rimanere per ore su uno stesso contenuto.
Diversi studi e ricerche scientifiche hanno dimostrato come l’eccessivo uso dei social media stiano provocando danni cerebrali a causa di una degradazione della sostanza bianca del cervello, la quale controlla le nostre emozioni, provocando ansia, depressione grave, solitudine, diminuzione della produttività; inoltre è stato dimostrato anche un deficit dell’attenzione. Per di più, si sta sviluppando un fenomeno chiamato FOMO (fear of missing out) tradotto in italiano come “la paura di restare fuori”. Stiamo sviluppando l’ansia da esclusione rischiando di passare il tempo a guardare quello che fanno gli altri senza vivere appieno quello che stiamo facendo nel presente.
Con questo breve articolo non vogliamo contestare la tecnologia, poiché è evidente l’utilità di questi mezzi, ma vogliamo ragionare su come il nostro pensiero si stia banalizzando e semplificando e questo abbia un impatto sulla nostra capacità di introspezione e riflessione. Di ragionamenti complessi, spirituali e profondi, non ne vogliamo più sapere, è roba del passato, sembra quasi fuori moda.
È possibile che questo non ci preoccupi neanche un po’? Davvero non vogliamo riflettere con la nostra mente sulle cose profonde della nostra esistenza?
In qualche modo è probabile che il nemico di Dio, Satana, stia utilizzando anche la nostra diminuzione nella soglia dell’attenzione per spingerci a non interessarci più della lettura della Bibbia o dell’ascolto di un qualche messaggio cristiano. Le cose che hanno a che fare con la nostra esistenza e spiritualità, inevitabilmente richiedono analisi e pensiero attivo. Se non siamo disposti a concentrarci per un po’ su queste cose, perderemo le risposte alle domande più profonde della nostra esistenza.
Abbiamo pensato a tre “allenamenti” che la Bibbia ci incoraggia a fare, non solo per mantenere alta la nostra attenzione e concentrazione, ma per nutrire le nostre anime, le quali hanno bisogno di contenuti più profondi.
Concludendo, il problema dei social e della nostra concentrazione è un rischio serio. Dobbiamo riconoscere che la persona di Dio è profonda e l’incontro con Lui è intenso, come pensiamo di poterlo conoscere con la nostra superficialità? Tuttavia, crediamo che la verità di Dio non possa essere limitata dalla nostra poca concentrazione, e la nostra soglia dell’attenzione non potrà comunque ostacolare il penetrare delle sue verità in noi.
Mentre la voce dei social è impersonale e anonima, la voce di Dio parla proprio a te; Lui continuamente si interessa delle sue creature e ci conosce, come afferma il Salmo 139:1 “SIGNORE, Tu mi hai esaminato e mi conosci.” Il nostro rapporto con Dio non può essere banale. Lui ci conosce profondamente, e noi siamo pronti a conoscerlo intensamente?